Per i diritti dei cittadini italiani:
imprenditori, liberi professionisti, meccanici, carrozzieri, piloti o semplici appassionati a due, tre o quattro ruote.
Il giurista dott. Giosuè Rossi ha deciso di intraprendere la via della denuncia alla Commissione Europea per richiedere la liberalizzazione del mercato della personalizzazione.
Le omologazioni straniere (ma comunitarie) o i progetti di un ingegnere, se il costruttore di serie non ci rilascia almeno un divieto alla modifica per motivi diversi da quelli di ordine tecnico (es. per motivi commerciali) non ci consentono di registrare a libretto le modifiche e nemmeno ci consentono di circolare avendo a bordo un certificato d’omologazione straniero (vedi <<La personalizzazione in Italia>>). Molti appassionati non lo sanno, pensano che non si possa elaborare un veicolo ma che le modifiche estetiche siano legali, ad esempio perché il componente è stato acquistato in un negozio commerciale; a questo proposito è solo il caso di sottolineare come, pur potendo acquistare liberamente bottiglie di alcolici l’articolo 688 del Codice penale punisce la manifesta ubriachezza. Alla luce di quanto esposto è facile capire come la legislazione italiana, a volte, cada in pericolose contraddizioni che ci confondono sfumando la linea tra il lecito e l’illecito, tra il bene e il male. Il mercato della personalizzazione è rappresentativo di questo problema, i componenti per la personalizzazione sono regolarmente messi in commercio ma se un organo delle forze dell’ordine si accorgesse di una modifica abusiva, dovrebbe irrogarci le sanzioni di cui all’articolo 78 del Codice della Strada (vedi <<Le sanzioni per chi “personalizza”>>). Le omologazioni rilasciate dagli altri Paesi (es. Tuv o Dekra) non valgono in Italia e, per questo motivo, la stessa moto o la medesima vettura (dotate di un’omologazione Europea) in Germania possono montare pneumatici sovradimensionati, in Italia no. L’essere cittadini europei non è sempre una fonte di guadagno, pensiamo alle quote latte o alla moneta unica ma, il sistema Europeo a volte ci da dei vantaggi. Una delle possibilità che oggi ci sono offerte dalla CE, è proprio quella di “pretendere un trattamento eguale” a quello dei cittadini di un altro Paese membro; nel nostro caso la parità di trattamento a cui possiamo ambire, è quella dei cittadini tedeschi (ma anche di quelli spagnoli, inglesi, austriaci, svizzeri, ecc.). Per richiedere l’intervento dell’Unione Europea, ci sono due strade ipoteticamente percorribili: -la prima è quella giudiziaria, chiedendo (per il tramite di un giudice nazionale) l’intervento del Tribunale europeo di primo grado; -la seconda è la via amministrativa, presentando una denuncia alla Commissione europea, affinché la stessa inizi un procedimento d’indagine sul problema da noi evidenziato. Il dott. Rossi, attivo nella difesa dei diritti che coinvolgono gli appassionati (essendo anch’egli un appassionato di motori) ha deciso di utilizzare la via amministrativa per presentare un esposto alla CE, al fine liberalizzare il mercato della personalizzazione anche nel nostro Paese. Questo ambizioso progetto ha avuto il suo apice il 23 maggio, giorno in cui è stato spedito all’attenzione del Segretario generale della Commissione, il plico contenente la denuncia in oggetto e un allegato (di ben 55 pagine) in cui è descritta la situazione normativa della personalizzazione in Italia. Questa denuncia non è la prima azione intrapresa dal giurista, per liberalizzare il settore delle elaborazioni e personalizzazioni per auto e moto veicoli, infatti, già dal 2005 ha iniziato una collaborazione con la rivista Elaborare Gt; allora il progetto era rappresentato da una proposta di legge redatta dal dottor Rossi che prendeva spunto dalla legislazione tedesca. Nel febbraio dello scorso anno però, a seguito della promessa del Governo di liberalizzare questo settore di mercato, il progetto era stato abbandonato ma ora, a seguito dell’inefficacia delle misure ideate dal Governo, si è deciso di intraprendere la via comunitaria. La denuncia alla Commissione europea, non ha le caratteristiche di quella nazionale, infatti, non è diretta a un organo giurisdizionale ma ad un organo “amministrativo”: la Commissione Europea. Questa istituzione comunitaria (l’unica a non essere rappresentativa degli Stati) all’interno del sistema europeo ha un compito molto importante, quello di vigilare sulle legislazioni nazionali degli Stati membri, per verificare la corretta applicazione del diritto comunitario, infatti la Commissione, se rileva che uno Stato ha disatteso le norme comunitarie, può procedere (ai sensi dell’art. 226 del Trattato CE) con la procedura d’infrazione, allo scopo di sanzionare il Paese in questione. La denuncia in oggetto si propone d’informare la Comunità di questo limite, vigente nella normativa italiana, alla libera circolazione delle merci (in particolare la violazione dell’art. 28 CE) infatti, un componente (es. ammortizzatore) omologato in Germania, non potrà essere installato in Italia e per questo motivo si richiede un’indagine della Commissione. E’ appena il caso di rilevare come lo Stato italiano non sia nuovo a questo tipo di sanzioni, infatti, sia nel ‘88 sia nel ‘97 sia nel 2003, la Corte di Giustizia ha sentenziato l’illegittimità comunitaria di alcune nostre leggi e per questo, lo Stato italiano ha dovuto porre rimedio modificando le normative in contrasto col diritto della CE.
La nostra speranza è che anche in questo caso si pervenga alla stessa soluzione, obbligando lo Stato italiano a modificare la sua normativa e consentendo finalmente a chi possiede un veicolo di personalizzarlo a suo piacimento, come è giusto che sia!
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