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Intervista al dr. Rossi

Articolo a cura di M. G. -novembre 2008-.
 
La liberalizzazione del mercato della personalizzazione (tuning-customizzazioni-elaborazioni) è un argomento molto sentito tra gli appassionati di motori. Tra le varie proposte di legalizzazione presentate negli ultimi periodi, in ambito automobilistico e motociclistico, spiccano i progetti ideati dal dott. Giosuè Rossi, giurista friulano e collaboratore con alcune riviste del settore tuning e customizzazioni. Viste le sue esperienze nel settore abbiamo deciso di intervistarlo per comprendere l’evolversi dello scenario in ambito nazionale ed europeo.
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<< Dott. Rossi, sappiamo che recentemente ha proposto una denuncia alla Commissione Europea perché in Italia non sono riconosciute le omologazioni tedesche, cosa ci può dire sull’argomento? >>
 

<< Sono contento che me lo abbia chiesto, negli ultimi mesi io e l’incaricato del procedimento presso la Commissione Europea ci siamo scambiati diverse mail, non è facile spiegare ad una persona che non è dell’ambiente, come funzionano i procedimenti di certificazione e omologazione nel nostro Paese. La questione essenziale, ad ogni modo, è che secondo l’articolo 28 del Trattato CE un prodotto di uno Stato della Comunità deve essere libero di circolare in tutta l’Europa e i componenti omologati TUV non possono essere installati in Italia quindi, sostanzialmente, si limita la libera circolazione, nel nostro Paese, di questi prodotti. >>

<< E’ risaputo che nei paesi d’oltralpe si può modificare i veicoli a proprio piacimento attraverso le Omologazioni TUV, mentre in Italia queste certificazioni non sono riconosciute, ma qual’è l’obiettivo della sua denuncia? >>
 

<< Se la Corte di Giustizia Europea sanzionasse l’Italia, il nostro Paese sarebbe obbligato a riconoscere le omologazioni tedesche e sia le imprese sia gli appassionati potrebbero sfruttare queste omologazioni per modificare i loro veicoli. >>

<< Allora speriamo che l’Europa ci dia una mano…ad ogni modo, questo non è il primo progetto che produce per la liberalizzazione del mercato di tuning e customizzazioni, qualche anno fa aveva redatto un testo suddiviso in articoli con lo scopo di proporlo in Parlamento? >>
 

<< Sì, in effetti già nel 2006 avevo pronto un testo dedicato alla Camere ma questo progetto ha avuto una battuta d’arresto nel 2007, quando il Governo in carica aveva depositato una proposta per liberalizzare il settore. La proposta governativa non era, a mio giudizio, risolutiva di tutti i problemi del settore ma per proporre in Parlamento il “testo di legge” da me redatto si doveva raccogliere 50.000 firme e da solo o con la collaborazione di poche persone l’operazione era eccessivamente difficoltosa per cui, visto che il Governo aveva “ideato un suo testo di legge”, lo sforzo necessario per raccogliere le firme non era più sostenibile. >>

<< Mi consenta, ci sono decine di migliaia di appassionati che frequentano le fiere (es. My special car), raccogliere le firme necessarie non dovrebbe essere un problema. >>
 

<< Il problema non è far firmare ad un appassionato, è che ci vuole un notaio, un cancelliere del Tribunale o un “messo comunale” che certifichi che la firma raccolta è autentica e poi bisogna inviare a tutti i comuni di residenza dei sottoscrittori il modulo firmato, perché il sindaco certifichi che quel soggetto aveva il diritto di firmare il documento. >>

<< Quindi se si raccoglie 50.000 firme di persone residenti in 500 comuni diversi, bisogna inviare 500 moduli e attendere altrettante risposte dai comuni interessati. >>
 

<< Non è proprio così ma l’esempio rende l’idea e per questo quando la proposta di liberalizzazione dell’On. Bersani è stata stralciata dall’Aula, ho deciso di intraprendere un’altra via, quella comunitaria. Sinceramente ho capito che il vero problema non era depositare una legge in Parlamento, era farla approvare. Se una proposta di legge del Governo, quale quella dell’On. Bersani, non era stata promulgata anche se proposta da chi aveva la maggioranza, si capisce bene che avere una proposta di legge depositata in Parlamento non basta per risolvere il problema. Per cercare di smuovere le acque, oltre ad avere un testo di legge pronto, bisogna creare le condizioni necessarie perché la classe dirigente capisca il problema e sia determinata o obbligata a risolverlo. Per il motivo anzidetto ho deciso di intraprendere il progetto di denuncia alla Commissione Europea, perché credo che sia un buon mezzo di pressione nei confronti del nostro Stato. Credo di essere stato il primo a scrivere un testo redatto in articoli per la liberalizzazione del settore, ora posso continuare a dare il mio contributo portando il problema nelle sedi comunitarie. >>

<< Allora la ringrazio a nome di tutti gli appassionati e la invito a tenerci informati sulle novità della procedura da lei attivata. >>
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